Daniele Davì

American Hustle

American Hustle – più che “L’apparenza inganna” forse il claim più azzecato sarebbe stato “Che cosa ti sei messo in testa?” non solo in riferimento agli onnipresenti bigodini, riporti e riccioloni ma in risposta alla maniacale sete di un’agente FBI (l’ottimo Bradley Cooper che è anche produttore esecutivo) di incastrare politici e mafiosi non sulla base di reati commessi ma sulla base di trappole istigatorie da lui architettate insieme alla coppia Irving-Sidney.

American Hustle

La trama è buona e la soluzione dell’intrigo (sorpresa) ci viene svelata soltanto alla fine e sebbene nel complesso il film risulti fruibilissimo, sopratutto nel primo tempo il ritmo è leggermente sofferto. Un pizzico lento e leggermente dilatato per poi migliorare sul finale.

Il film di Russell (buona la regia) scorre senza eccessi, nè alti nè bassi e le 10 nomination agli Oscar sembrano esagerate.  Senza infamia. La lode la diamo invece ad una brava e crescente Jennifer Lawrence (Golden Globe con questo film), un irriconoscibile ma credibilissimo Christian Bale, una seduttiva e fragile Amy Adams (anche lei vincitrice del Golden Globe). Azzeccato e in sintonia anche tutto il resto del cast fra cui Jeremy Renner ed Elisabeth Röhm che interpretano con la giusta misura ruoli che potevano facilmente scadere nel pietismo o buonismo.

Alla candidata all’Oscar Jennifer Lawrence viene affidato il compito non solo di regalare la quasi totalità dei sorrisi rubati in sala ma anche alcune delle frasi più importanti: “Non riesco a cambiare. Cambiare è così difficile”. Il lato positivo è che alla fine Rosalyn ce la fa a cambiare e questo ci mette di buon umore quasi quanto le foto dei gatti all’FBI, quasi quanto le foto appese alle pareti di tutti i figli di Carmine Polito, quasi quanto gli improbabili bigodini di cui ho scritto all’inizio.

Attenti a cosa vi mettete in testa perchè potreste ottenerlo!

Il Trailar italiano.