Daniele Davì

Onestà d’attore

Un mio stimato amico ed attore un giorno scrive:

Un invito all’onestà: se lo fate come secondo lavoro, e soprattutto avete un impiego fisso, non dite che siete ATTORI. Non è rispettoso per il professionista ATTORE che tenta di vivere solo del suo lavoro e si sacrifica a rischio della vita. Grazie

[G.M.B.]

Ne é seguito un rispettoso ed acceso dibattito che potrei riassumere ma non mi interessa e non lo farò. Alcune posizioni del dibattito però meritano a mio parere una riflessione. Eccone alcune:

Non sono sicuro ma ben venga il dibattito. Per esempio Iannacci non sarebbe da considerare cantante, Gadda e Levi non potrebbero essere considerati scrittori ma “solo” ingegneri, Matthew McConaughey sarebbe solo un agricoltore, Morgan Freeman meccanico, Harrison Ford carpentiere e così via. Per pagarmi il propedeutico dell’ANAD ad Arezzo nel 2006 trovai impiego in una server farm. E poi divenni ingegnere. Quando mi è stato chiesto di lavorare gratis (ossimoro) per registi tv e di teatro mi sono rifiutato (non faccio i nomi perché uno è scomparso e l’altro non sta bene). Quando ai provini mi chiedevano quanti spettatori potevo portare (abitudine demenziale tutta romana) rispondevo che non faccio il PR e me ne andavo. Non salgo su un palco da anni e forse ho chiuso ma sta a me decidere. E se conto i giorni coi contributi ENPALS versati ne ho di più di quelli che non hanno il secondo lavoro ma i genitori ricchi che li campano a fare provini eternamente. Giusto così, per non aderire al pensiero unico.

[D.D.]

Tutto ciò sancisce quanto sia necessaria una definizione di categoria stabilita dalla legge. Come in tutte le categorie professionali! Fino ad allora il mio invito nel post sarà valido.

[G.M.B.]

Lo scrittore é un altro mondo rispetto all’attore, secondo me, magari sbaglio, ma il nostro é un mestiere totalizzante, non si fa l’attore, lo si é e basta, anche fuori dal palcoscenico, ovunque, é la nostra pelle…come si fa a toglierla?

[F.S.]

Sono d’accordo. Animali da palcoscenico si nasce (secondo me) e il sacro fuoco ce l’hai o non ce l’hai. Poi c’è il mestiere, ci vuole tecnica, allenamento, esercizio, esperienza, tutte cose che col secondo lavoro è molto molto molto difficile accumulare. Io non mi avventurerei a camminare sul filo senza la giusta preparazione e chi lo fa… i risultati si vedono. Non posso sentirmi disonesto se il mio sogno d’artista o il mio essere attore ha preso una strada diversa da quella indicata da Giovanni, per pagarmi l’affitto. Molti insegnano per 3 mesi, recitano 5 giorni ed il resto dell’anno sono disoccupati. Senza un secondo lavoro, forse hai qualcuno che ti aiuta, e che questo entri nella definizione di attore mi pare singolare. Però non ho certezze.

[D.D.]

Caro non abbiamo studiato e non ci siamo sacrificati tanto per questa poca considerazione che ci viene riservata… poi serve la prova del palco, certo. Ma la considerazione deve essere a priori. Salvo poi poter dire non mi piace. Anzi è un PROFESSIONISTA che non mi piace.

[G.M.B.]

Conosco attrici che finita la Silvio D’amico sono entrate nelle graduatorie come insegnanti nella scuola primaria, incastrano le prove tra le ore di lezione e consigli di classe, sono attrici di valore e di successo, qualcuna porta avanti la famiglia, ed è un ottima mamma. Qualcuna ha invece fatto il conservatorio, il DAMS o studiato all’estero. Prima di metter tutti i colleghi con doppio o triplo lavoro nella categoria degli “amatori”, io mi chiederei se sto andando nella direzione giusta. E lo farei in punta di piedi. I problemi sono tanti, individuarne le giuste cause potrebbe essere il primo passo per agevolarne la soluzione. Io per esempio mi chiedo perché nel nostro mondo c’è più invidia e competizione e voglia sempre di parlar male degli altri. Cose che non si vedono neanche nelle sale d’attesa con candidati CEO per un posto da milionario o fra politici per la presidenza della repubblica. Parafrasando: non è colpa dello specchio se le facce son distorte.
PS. bellissimi spunti, ecco il mio invito all’onestà: perché non parliamo di casting, produzioni, raccomandati, gestione teatri, fondi, eventi, ministri e ridicoli bandi?

[D.D.]

Il problema è uno solo, credimi: il riconoscimento professionale del mestiere dell’attore, che sia un riconoscimento per legge. I casi che citi, sono situazioni di ripiego che non possono costituire la regola, anche se nei fatti lo sono. Tutto ciò deve cambiare, DEVE CAMBIARE.

[G.M.B.]

Corretto. Ma la tua proposta qual è? Perché neanche Umberto Orsini ha 52 settimane di contributi (ex ENPALS/anno). Partire dalle scuole? Ma seriamente? Vogliamo rivedere liceo artistico? e partire da lì? E’ un problema di accesso, di fiscalità, contribuzione? Se un attore professionista si mette a fare un altro lavoro potrebbe essere denunciato dalla finanza perché sta svolgendo una professione diversa dalla sua? Per fare gli artisti bisogna essere ricchi di famiglia ma non lo si può diventare con un altro lavoro? Molti attori se fanno soldi diventano anche produttori di successo. Il sindacato dei produttori dovrebbe vedere questo come un’ingerenza? Un attore può fare casting? Ci sono conflitti di interesse da eliminare? Separazione delle carriere fra cinema, teatro, strada e tv? Chiedo senza polemica per capire quali soluzioni oltre la definizione formale (che l’ENPALS dava già).

[D.D.]

L’ENPALS è stato smantellato per quanto poco contava. E veramente non è una polemica, è l’esigenza di avere una tutela professionale, come nella maggior parte dei paesi del resto del mondo. Veramente non capisco cosa ci sia di così strano.

[G.M.B.]

Di strano nulla. Poni un problema legittimo. Io non vedo confini così chiari. Penso che in Italia abbiamo leggi anche sulla definizione dei tappi delle bottiglie che non risolvono problemi ma li aggiungono. Penso che gli ordini professionali e le corporazioni andrebbero abolite (sì anche quelle di avvocati, architetti, notai, ingegneri e medici) perché la laurea di una università pubblica dovrebbe già essere abilitante di per sé. Perché le corporazioni mi fanno venire in mente tassisti e benzinai. L’opposto dell’arte. E perché troverei orribile l’albo delle ballerine e dei pittori. E perché amo Magritte.

[D.D.]

Vallo a dire agli attori in Francia che hanno bloccato tutto cinema e teatro per oltre tre giorni… alla fine gli hanno riconosciuto il mantenimento di quei diritti tanto faticosamente conquistati. Tutti compatti hanno vinto.

[G.M.B]

Ti ammiro. Paragonare l’Italia alla Francia non è ottimismo. E’ proprio vivere in un mondo fatto d’innocenza. Adesso sì che ti invidio.

[D.D.] 

Non condivido! Ci sono persone che portano avanti un altro lavoro per poter permettersi di fare l’ATTORE. Quindi PF, prima di parlare abbiate una visione più ampia…

[F.G.]

Mi dispiace se non campi di questo lavoro sei un amatoriale, magari bravissima … più brava di un professionista. Ma sempre amatoriale. La definizione è Attrice amatoriale. Nulla di offensivo, una semplice constatazione.

[G.M.B]

Vedi G. questo è il punto avere certezze così assolute. La dicotomia amatoriale/professionista sta nel farsi pagare, non nel riuscire a campare con quei guadagni. Se non ti fai pagare almeno il minimo salariale, coi contributi, col contratto e tutto in regola, sei un amatore. Punto. Per essere un professionista devi farti pagare ed anche in regola fino all’ultimo centesimo. Nonostante ciò però potresti non riuscire a campare con la tua arte (lungo l’elenco degli artisti morti letteralmente di fame).
Ho la fortuna di vivere in un paese in cui gli introiti derivanti da attività artistica non sono tassati per legge, ma se si parla di onestà, bisognerebbe anche ammettere che senza rendite, patrimoni, aiuti familiari o entrate aggiuntive difficilmente si possa vivere a Roma o Milano, ripeto coi soli introiti, regolarmente tassati, dell’attività di attore teatrale.

[D.D.] 

Ho letto il post. Volevo rispondere. Poi ho letto la discussione. E ho pensato che è sabato sera

[V.D.B.]

Io faccio l’attore – credo di aver fatto una cinquantina almeno di film e fiction varie e teatro da non potersi ricordare tutto – ho 62 anni e la mia iscrizione all’ENPLAS come attore risale al 1975 – ma negli ultimi tempi in Italia lavoro pochissimo vicino al niente – solo qualche film in USA e UK e spesso sono produzioni indipendenti che pagano molto poco – facevo anche il regista, lo sceneggiatore e insegnavo recitazione – al passato FACEVO… E allora in attesa di potermi trasferire in UK ho ritirato fuori il mio diploma di fisioterapista e sostanzialmente vivo di quello e di qualche lezione di inglese – posso considerarmi ancora un attore se domani mi capita uno spettacolo? Oppure sono declassato a… cosa? Traditore? Bugiardo? Abusante di professione?…. Attendo lumi

[G.L.R.]

Devi considerati sempre quello che sei, un attore. Purtroppo come sappiamo il mestiere dell’attore in questo paese non esiste, perché non esiste l’industria cinematografica e teatrale. Le produzioni non sono in grado quasi mai (con poche recenti eccezioni) di creare prodotti vendibili nel mercato nazionale ed internazionale, puntano al finanziamento con coperture ed introiti sicuri, finché abbondavano i fondi e venivano distribuiti A pioggia andava tutto bene e l’attore era un mestiere perché in qualche modo lavoravi, oggi il mercato degli addetti ai lavori è bloccato. Per cui la maggior parte di chi non ha le spalle coperte deve fare salti mortali per pretendere un trattamento economico che sia almeno del minimo sindacale, chi parte già facendo un altro lavoro e ama recitare lo può fare con la sua compagnia amatoriale, si chiama appunto Attore amatoriale. Hanno regole di agibilità molto agevolata, non pagano la SIAE con le aliquote dei professionisti, non pagano tasse sugli introiti. Insomma è un mondo diverso. Tu che sei iscritto all’enpals non potresti nemmeno lavorare per gli amatoriali, poi se pagano certo … ma so di gente che si è rifiutata. Il principio è che una compagnia professionale costa 10 volte di più e incassa spesso 10 volte di meno per i motivi di cui sopra.

[G.M.B.]

Mi duole che tu non abbia colto l’ironia della mia risposta – ovvio che mi considero un attore e come tale – artista anzi vorrei osare questa espressione – faccio il cazzo che mi pare – detto in francese – recito pagato il giusto o pagato una miseria o gratis se mi gira così come per i massaggi mi faccio pagare ma se mi capita una persona che ha bisogno e non ha soldi anche no – per il remake di OMEN con la Twentieth Century Fox nel 2006 ho guadagnato uno sproposito in neanche venti giorni e certi spettacoli li ho fatti a 500€ per due settimane di repliche più prove e certi corti di ragazzi giovani anche gratis perché mi piaceva la sceneggiatura – sciagurati trentenni piantatela di monetizzare tutto perché è anche per questo che il mondo sta morendo – no agli sfruttatori ma sì alla libertà SEMPRE – pensate che gli interpreti delle tragedie greche fossero pagati???Figli di Regan mascherati da duri e puri resettattevi!!!!

[G.L.R.]

Ma a te che loro si chiamino attori o amatori o opossum…che ti cambia? Ognuno sà esattamente cosa è….

[P.S.]

Il pubblico no. Non sai quante volte ho sentito:”c’è anche il mio collega d’ufficio che fa l’attore, lo dovresti conosce … potreste fa delle cose insieme… è proprio matto, un personaggio!” I piani sono ormai confusi. Questi mettono biglietti a 10/15€ non pagano praticamente SIAE, non pagano agibilità, e fanno il TEATRO. Io quando ho avuto la compagnia ho sputato sangue e ci ho rimesso soldi per essere in regola. Ma ho sbagliato io, lo ammetto. Dovevo iscrivermi al FITA e rinunciare all’agibilità professionale, salvo poi ogni volta richiederla nel caso di lavoro professionali, fare il furbo in poche parole. Ho sbagliato, mi rendo conto.

[G.M.B.]

Leggendo il post pensavo ce l’avessi coi professionisti multi-reddito. Ci sono voluti 200 commenti per arrivar a tirar fuori la storia della fita e degli amatori e di quelli che aggirano le leggi. Confermo, chi non si fa pagare le prestazioni, e non fa le cose in regola da professionista non è un professionista. E questa è una tautologia. Sono una piaga per il settore? Certamente. Poi trovo ridicolo che gli amatori abbiano una federazione mentre noi professionisti non riusciamo neanche a capirci quando parliamo di minimo sindacale.

[D.D.]

Il post era una provocazione per arrivare a questo, non immaginavo tanto trambusto … sarei arrivato al punto prima. chiedo venia.

[G.M.B.]

I dibattiti servono. Le provocazioni pure. Parlarsi non ha mai fatto male. Non ti scusare.

[D.D.]