Nel 2018 scrissi un coccodrillo per Berlusconi. Eccolo quasi senza modifiche.
Berlusconi più volte dato per politicamente morto è più volte politicamente risorto. Ma immaginando che ora non ci sia più, quale sarebbe l’eredità che lascia all’Italia, alla politica, al mondo.
Il giorno dopo la sua morte, si dirà, troppo presto per dirlo. A qualsiasi età se ne ne andrà ci sarà sempre qualcuno che parlerà di prematura dipartita. La storia giudicherà. Ai posteri l’ardua sentenza. E nel bene o nel male nella storia c’è già entrato.
Berlusconi ci lascia anzitutto il politico come personaggio. Il politico carattere, maschera, buffone, piacione, simpaticone. Lo seguiranno Trump, Renzi, Grillo, il pupazzo Waldo protagonista di un non troppo futuristico episodio di una serie tv chiamata Black Mirror. E proprio Berlusconi col black mirror per eccellenza, la televisione, ha fatto soldi e fortuna. E mentre nella tv pubblica generalista i pupazzi venivano mandati in onda per i bambini o per pa pubblicità, nelle sue trasmissioni i politici, imitati al bagaglino o stampati in gomma, erano pupazzi, “sgommati”, nevrotici, simpatici, cattivelli, piacioni.
Dei tantissimi, re, imperatori, governanti, buoni politici, la storia lascia al grande pubblico solo i pupazzi. Personaggi pazzi o stravaganti o molto al di sopra degli altri, larger than life: chi faceva del proprio cavallo un senatore, chi ha unito o disfatto interi imperi, chi ha inspirato generazioni. Cicerone, Napoleone, Re Sole, Hitler, Mussolini, Tatcher, manche Gandhi, Mandela, Pertini. Icone estreme del genere umano, divenute poi o macchiette di se stessi, intrappolati nel proprio smisurato ego, o al contrario giganteschi esempi di umanità e leadership.
Berlusconi lascia un mondo in cui una bugia è chiamata post-verità, in cui i mafiosi sono chiamati eroi, in cui i bordelli sono chiamati palazzi per cene eleganti, in cui pagare le troie è un atto di generosità per dare speranza e futuro a delle sfortunate, in cui una italiana di origine tunisine viene fatta passare per nipote di Murabak, in cui fottere le minorenni è una galanteria, in cui i ruffiani sono chiamati amici, in cui Fede è chiamato giornalista, Vespa non è una prostituta, Porta a Porta non è un ridicolo varietà in cui la rappresentazione non reale “ai soli fini di presentazione del prodotto” è chiamata pubblicità.
E’ una realtà in cui è lecito fare tutto in nome della libertà, rubare persino la cultura popolare o gli slogan dei tifosi, per appropriarsene, mettergli il copyright, far da padroni, reclamare la proprietà del grido “forza Italia!”. Un mondo in cui non c’è conflitto di interessi, perchè è l’esercizio stesso del potere che viene inteso propedeutico ad accrescere potere e ricchezza in forma smisurata ed incontestata.
Berlusconi ci lascia nuove e moderne forme di dittatura elettiva. Svuotando la democrazia e cambiandone le regole, imbecillendo gli elettori, distruggendo la cultura e qualsiasi abitudine al pensiero critico, depenalizzando reati commessi, cambiando il significato delle parole, spostando le responsabilità, svuotando le istituzione, trasformando tutto in corte, cortile, “cortiglio”, cortigiane.
Promettendo boutades, (fare promesse o dichiarazioni clamorose a fini elettorali, per poi sminuirle al rango di boutades), paventando misure impopolari (per poi mostrarsi buoni e ragionevoli dimezzandone gli effetti rispetto a quanto minacciato, facendo così comunque accettare qualcosa di inaccettabile o insostenibile in nome del compromesso e della real politik), epurando giornalisti, satiri, personaggi scomodi (fingendo che gli sia stato offerto un ruolo o lavoro migliore che loro non hanno voluto accettare). Tre a caso, Biagi, Luttazzi, Santoro.
Ci lascia, il paese diviso, polarizzato, o con noi o contro di noi. Un paese ideologico, falso, perturbato, disturbato, pornogrficizzato da 30 anni di tv spazzatura e fotoromanzi esotici montati in video spezzoni e chiamati reality. Un paese in cui le soap opera erano considerate pop opera, foto romanzo, romanzo, letteratura, cultura.
Un paese in cui i registi definivano la spazzatura come una cosa carina, divertente, leggera, ironica.
Un paese in cui parlare dei problemi per prenderne consapevolezza, affrontarli e risolverli vuol dire darne l’immagine peggiore. Essere negativi. Gufi. Odiatori.
Haters.
Un paese in cui ci si diploma in un anno. Basta avere i soldi. E per la laurea? Ci si compra anche quella. E non è corruzione o ricerca di scorciatoie ma legittima procedura, ricerca del sogno, anche chi è ignorante e non si impegna può avere un pezzo di carta.
Un paese in cui tutta la filiera della spesa settimanale e della vita quitidiana nei giorni feriali o lavorativi passa da una cassa di Berlusconi. E se è normale per un paese democratico ed europeo come l’Italia, è lecito ovunque. L’unico conflitto di interessi è quello in cui gli interessi di diverse persone sono in conflitto. Ma se gli interessi hanno tutti lo stesso proprietario e padrone, non c’è conflitto, ma un solo interesse.
Così si può essere alleati di governo del partito dei cacciatori e definirsi convinti animalisti. Il lupo abbraccia l’agnello e non è una novità. Anzi è sempre stato ampiamente previsto. La novità è nel non farlo più di nascosto. Nel non negare se si viene scoperti. La novità è nel dire che è normale, giusto, giusto! Che siamo i primi ad annunciarlo perché non c’è nulla di male. Anzi unitevi a noi e fatelo anche voi. E smettetela di chiamarla “Cattiva Strada”.
Berlusconi ci lascia una lunga lista di politici a cui nessuno avrebbe dato una vecchia lira, e che sono saliti (e scesi) dal carro, che han fatto parte del baraccone mediatico, parlamentare, neo culturale, post veritiero. Ministri, sindaci, sottosegretari, presidenti di regione, senatori, presidenti del senato e del governo, presentatrici divenute parlamentari europee, conduttori radiofonici buoni solo per essere trattati con l’insetticida.
Ci lascia con l’immagine internazionale di Merkel e Sarkozy (anche loro maschere-pupazzi) che ridono di lui. E Con lo stesso tono di voce della vecchina napoleatana che in “Così parlò bellavista” sognava i bersaglieri a cavallo e poi diceva alla sorella “ma tu che vuoi da me?”, la regina Elisabetta II, (pupazzo regale e statuetta con la manina che saluta) che infastidita da Berlusconi chiede “ma perché grida?”.
E cosa gridava Berlusconi? “Mr. Obama I’m here” come un bimbo chiama mamma 300 volte mentre la mamma al telefono con la sua migliore amica lo ignora.
Ci lascia l’idea che la sinistra, qualsiasi sinistra, cioè qualsiasi forma di solidarietà e altruismo, sia comunismo, sia sporca, sia perdente, sia radical chic, che porti sfiga e che “puzzi anche un pò”. Ora, la sinistra italiana è talmente incapace e inetta che non ha solo contribuito a rendere tutto ciò vero, ma ha anche fatto perdere la speranza, rubato ogni possibilità che altrove, persino in luoghi lontani e tempi futuri le cose possano essere diverse, migliori, che un mondo solidale è possibile senza per questo dover puzzare di sangue, dittatura o di ipocrisia.
Berlusconi ci lascia anche -avendoli inspirati- dei meravigliosi film ad opera di cronisti, documentaristi, artisti. Vere opere d’arte e di letteratura contro il potere tirannico come non se ne vedevano dai tempi di Antigone.
Ci lascia i manifesti elettorali, il suo sorriso, un naso sanguinante colpito da una statuetta del Colosseo, la ricrescita dei capelli trapiantati dal culo, la pubblicità del baffo, le televendite e i consigli per acquisti. Il finto tribunale di forum, la ruota della fortuna ed OK il prezzo è giusto.
Tra le cose buone (è risaputo che anche i dittatori estrosi e molto attivi ne facciano) aver portato in Italia i manga giapponesi seppur censurati, i telefilm americani seppur propaganda USA. C’è da dire che alla faccia di quelle che sarebbero state le future alleanze politiche con gli xenofobi e i fascisti fautori del “prima gli italiani” aver fornito all’italietta di provincia i primi tentativi di import e distribuzione di prodotti artistici provenienti da culture differenti e realizzato con successo non uno ma tre palinsesti unltra-ventennali di meltin’ pot da musica e tv da camera resta un pregio e un grande regalo, insufficientemente compensatorio. Seppur positivo effimero e labile, minacciato da nuovi ridicoli puristi del “Made in Italy” spaventati ed allarmati da qualsiasi forestierismo.
Berlusconi ci dice che tutto è vendibile, ordinabile, comprabile, o vincibile nei concorsi a premi e trasmissioni tv. Auto, pellicce, vacanze, dignità, liti con la suocera, nuovi amori, giocattoli e creme solari, giocatori di calcio e veline, politici e ragazzine di non è la Rai. Puoi comprare loro perché loro si vendono a te. Ma puoi anche venderti a loro perché ti sei abituato a farti comprare e coccolare. E loro si comprano fra loro. E tu resti venduto anche con stesso.
Berlusconi ci lascia “la banca intorno a noi”. Ci lascia la nostalgia della Standa e di Columbro. Ci lascia le pubblicità ed i prodotti degli anni 80, di cui eravamo bombardati con milioni tubi catodici. Ci lascia “il pareggio di bilancio”, i peggiori ministri leghisti e fascisti della storia repubblicana e la peggiore opposizione della storia peninsulare (Amato, D’Alema, Renzi…)
Ci lascia assueffatti e arresi ad un paese fermo, immobile, catatonico, come ipnotizzato davanti alla tv e persino il bisogno urgente di andare a pisciare viene assopito e ignorato pur di non muoversi, che neanche la moviola e il tasto pausa sui telecomandi dei vecchi video registratori ci fa alzare il culo dal divano. Gli italiani che si divertivano con la parodia di Prodi, mortadella immobile che non si muove neanche col semaforo verde, sono più immobili, fermi, imbecilliti e incancreniti della morte cieca e ignorante che li ha già colpiti senza farglielo sapere. Perché se non lo ha detto la pubblicità e non l’ho sentito alla tv di Berlusconi non è mai successo. Ed anche se è successo adesso la storia può essere rivista da chi prende più voti.
Berlusconi lascia i maggiori 6 canali in mano alla destra che facendo finta di avere nemici ovunque e di non avere il controllo della Rai la ingiuria di continuo. Berlusconi ci lascia Trump in guerra con la CNN e Putin in guerra con l’Ucraina.
Berlusconi ci lascia la sua amicizia personale con Bush, Putin, Erdogan, e il ricordo dell’amicizia con Gheddafi. E con la nipote di Mubarak naturalmente.
Berlusconi ci lascia l’idea ed il sospetto che i comunisti siano ovunque.
Ci lascia Berlusconismo.
Ci lascia le buste generose, e si porta i segreti dei 24 negozi di parruccheria svizzeri da cui passavano talmente tanti soldi che neanche il tetto di un caimano li avrebbe retti.
Ci lascia le interviste sul papà, sulla mamma, sulla famigliola perfetta, sulla ex-moglie che denuncia “il ciarpame senza pudore”. Ci lascia le storie con le nuove fidanzatine ed i cagnolini, (non Fede, Feltri, o Vespi ma Dudù). Ci lascia l’immagine della Boccassini che lo interroga non come imputato ma come vittima di reati commessi ai suoi danni quando vecchio e stanco diceva di sì a tutti elargendo favori e denaro senza neanche più ascoltare.
Ci lascia il suo mausoleo criogenico che consuma più elettrcità di una piccola città.
Ci lascia tanti danni. Tanta amarezza.
Ma ricordando il suo ineffabile sorriso e il suo irriducibile ottimismo non potremo che sperare di riprenderci un giorno da tutto questo e tornare sul nostro percorso evolutivo di progresso culturale, scientifico, sociale, critico, filosofico, artistico.